Non ci stancheremo mai di ricordare che anche i forfettari sono tenuti a conservare le fatture dei costi sostenuti per la professione. Si tratta di un obbligo di legge previsto dalla normativa che a suo tempo ha introdotto il regime forfettario (legge 190/2014) e che presto compirà 10 anni.
Il fatto che il contribuente forfettario per sua natura non “scarica” i costi, non significa che possa dimenticarsene completamente. Le spese relative all’acquisto di beni e servizi per la professione (ad esempio le utenze dello studio, il telefono usato per lavoro, la benzina, i servizi del commercialista) vanno documentate e archiviate per anno di competenza. Alcuni di questi costi andranno poi cumulativamente indicati in dichiarazione dei redditi (quadro RS- sezione obblighi informativi).
E chi non lo avesse fatto relativamente all’anno d’imposta 2021 (e quindi nel modello Redditi PF 2022), potrebbe ricevere a breve dall’Agenzia delle Entrate una lettera di compliance (ordinariamente tramite PEC) contenente l’avviso di eventuali violazioni commesse. Ad annunciarlo è il provvedimento 325550/2023 di ieri. Con i controlli automatizzati è immediato per l’Agenzia constatare chi, pur essendo tenuto, abbia lasciato vuoto o incompleto il quadro RS del modello Redditi inviato l’anno scorso (in particolare i righi RS 371 e RS 381).
Nel caso sarà possibile sanare la propria posizione tramite il ravvedimento operoso e presentando una dichiarazione integrativa con i dati completi.
Vale la pena, ricorda l’Amministrazione finanziaria nel provvedimento in parola, verificare la correttezza e completezza degli elementi informativi (quadro RS) anche per il modello Redditi PF 2023, in vista del prossimo invio della dichiarazione per l’anno 2022 (entro il 30 novembre 2023).